[Pagina precedente]...atissimi in Toscana, che noi non usiamo, come: - anno, per l'anno passato; sabato notte, per esempio, per nella notte di sabato; a buio (stasera a buio sarò qui); di levata (fare una cosa di levata, ossia, appena scesi da letto); fare un'usciata, una finestrata, per isbattere l'uscio o la finestra in faccia a uno. E vedi il significato della parola aria, che tien luogo di più parole, negli esempi: - gli volevo parlare di quell'affare; ma vidi che non era aria; - oggi non è aria; lasciatemi stare -; e la brevità efficace dell'espressione: - una casa a uscio e tetto - per dire una casa bassa, che ha soltanto il pian terreno; e della parola riesci - è un riesci - per dire una cosa che imprendiamo a fare senza deliberato proposito e studio precedente, e che non sappiamo se riuscirà bene o male. E nota negli esempi: - mettere delle frutte sul cassettone per bellezza -, sapere una cosa di rimbalzo -, non verrà certo, ma se per impossibile egli venisse.... - se ti riuscirebbe d'esprimere con eguale evidenza, non usando più di due parole, l'idea che quei tre modi esprimono. E ora una filza di vocaboli, ciascuno dei quali ne fa risparmiare parecchi. Cimiciaio, una casa o un mobile pieno di cimici. - Birbonaio, [195] un covo di birboni. - Ladronaia. (Quell'Amministrazione è diventata una ladronaia). - Serpaio, viperaio, un luogo pieno di serpi o di vipere. - Scannatoio, una trattoria, un albergo, dove si pelano gli avventori. E ti potrei anche citare, come vocaboli ai quali ne sostituiamo quasi sempre più d'uno: - Frasconaia (per traslato, ornamenti e addobbi eccessivi e senz'ordine: d'una sala e anche d'una donna, che si metta troppa roba in capo). - Frascume (ornamenti vani d'opere d'arte, e anche di stile). - Tritume (soverchia quantità , varietà e minuziosità di parti o membri in opera d'architettura, o anche di pittura). - Rifrittume (lavoro composto di cose dette e ridette da molti, e anche dall'autore stesso). - Grinzume, una quantità di grinze considerate insieme, o d'un viso o d'un vestito. - Vietume, roba vieta. E per finire con qualche cosa di fresco: fiorita di neve, un modo graziosissimo, col quale possiamo far di meno di dire: uno strato leggerissimo, o anche più lungamente: tanta neve che ricopra appena il terreno.
*
V'è poi un ordine di vocaboli (più ricco nella nostra, credo, che in ogni altra lingua) ai quali noi sostituiamo quasi sempre una definizione, che rallenta il discorso e rende con meno immediata evidenza l'idea. Ne feci già un cenno nella Corsa nel vocabolario. Sono vocaboli che significano l'indole e l'aspetto d'una persona, certi difetti e vizi e abiti fisici e morali, e modi d'essere, di moversi, di fare, di vivere. Te ne metto sotto gli occhi una serie, di cui la [196] maggior parte non richiede spiegazione, e che son non di meno d'uso rarissimo fra noi. Sono come tanti piccoli ritratti chiusi in una parola.
Abbacone - Abbaione - Almanaccone - Annaspone - Badalone - Baione - Baffone - Barbuglione - Belone - Biascicone - Boccalone - Brodolone - Cabalone - Ciabattone - Ciaccione - Ciampicone - Ciarpone - Cincischione - Ciondolone - Combriccolone - Dimenticone - Dondolone - Ficcone - Fiottone - Fracassone - Frittellone - Gamberone - Gingillone - Gonfione - Gracchione - Impiccione - Lanternone - Lasagnone - Leccone - Lezzone - Machione - Massiccione - Nappone - Ninnolone - Nonnone - Pataccone - Pecorone - Pencolone - Piaccione - Picchione - Pigolone - Praticone - Perticone - Raggirone - Sbracione - Sbraitone - Sbrendolone - Scioperone - Sgomentone - Soppiattone - Spilungone - Squarcione - Tatticone - Tenerone - Tentennone - Appiccichino - Attacchino - Attizzino - Cicalino - Ficchino - Frucchino - Frustino - Galoppino - Gambino - Girandolino - Lecchino - Rabattino - Pepino - Stillino - Tritino - Ferraccio - Falcaccio - Lamaccia - Annaspo - Scricciolo - Reciticcio.
Considera quanto di frequente, parlando o scrivendo, occorre di definire o di descrivere o d'accennare di volo qualche particolarità fisica o morale d'una persona, e comprenderai come dal fatto di non conoscere i vocaboli citati, o di non averli alla mano, o di non volerli usare per timore che altri non gl'intenda, si sia costretti ogni momento a dir molte parole che si [197] potrebbero risparmiare, con l'aggiunta d'esprimere stentatamente e male la nostra idea, e quasi sempre con minor effetto comico di quello che vorremmo ottenere.
Mi sono diffuso alquanto su quest'argomento perchè nell'arte del parlare e dello scrivere è d'importanza primissima il precetto del poeta: - Sii breve ed arguto. - So che a me tu potresti dire: - Da che pulpiti! - E avresti ragione. Ma non badare al mio; bada al pulpito del Parini.
[198]
DELL'UTILITÀ DI STUDIAR LE DEFINIZIONI.
Per imparare a esprimersi con brevità credo molto utile il fare uno studio attento, così negli scrittori come nei dizionari, delle definizioni; nelle quali, oltre che la proprietà e la finezza dei termini, si suol trovare la maggior parsimonia possibile di parole, che è condizione necessaria della loro semplicità ed evidenza. Nel dizionario in special modo, consistendo le definizioni di molte cose nell'indicazione di tutte le parti che le compongono, tu non imparerai soltanto la brevità , ma un gran numero di vocaboli; la cui ignoranza appunto costituisce la maggior difficoltà che noi troviamo quasi sempre a definire e a descrivere un oggetto qualsiasi.
Ecco, per esempio, alcune definizioni, ricavate da dizionari diversi.
ARPA. - Strumento di molte corde di minugia, di figura triangolare, senza fondo; di cui tre sono le parti principali: il corpo, la colonna e l'arco: nel corpo, corredato d'animella o sordina sta la risonanza dello strumento; nell'arco i [199] pironi di ferro, e i semituoni cui sono raccomandate le corde; la colonna è quel ritto che collega l'arco ed il corpo.
BATTARELLA. - Quell'arresto, che essendo imperniato ad un'estremità , punta con l'altra contro il dente d'una ruota che tende a girare in una direzione, mentre, lasciandone liberamente passare i denti, le permette di girare quando si muove per il verso contrario.
INFINESTRATURA. - Foglio di carta tagliato in quadro, con vano quadro in mezzo a uso d'un telaio di finestra, dentro a cui s'appicca un foglio guasto nei margini.
GRADINA. - Ferro piano a foggia di scarpello, alquanto più sottile del calcagnolo o dente di cane, e serve per andar lavorando con gentilezza le statue, dopo aver adoperato la subbia e il calcagnuolo.
LACCIAIA. - Lunga fune a cappio scorsoio che i bútteri portan seco e che a un bisogno acciambellandola e sfilandola verso una mandria accalappiano con essa la bestia che loro piace.
RIBALTA. - Piano della scrivania sul quale si scrive e che è mobile nei maschietti per poterlo alzare, abbassare e chiudere, oppure quell'asse girevole sui pernietti che s'adatta lungo la batteria dei lumi in un teatro.
STAME. - Parte fecondante della pianta contornata dal calice o dalla corolla, o da entrambi, che è per lo più della figura d'un filo, il quale è detto filamento, e terminato da un globo, o borsetta, che dicesi ántera, e che contiene la farina o polvere fecondante, la quale è detta pòlline.
Bastano questi esempi, credo, a dimostrare quanto possa esser utile leggere attentamente [200] le definizioni. E se te ne vuoi meglio persuadere, prova a mandarne a mente parecchie, e poi a definire di tuo qualche oggetto complesso, come per far capire e vedere che cosa sia a chi non lo conosca, e vedrai come per effetto di quel breve studio ti riuscirà più facile dare alla definizione un giro di frase agile, collegare in un nodo stretto i particolari e ottener con l'ordine la chiarezza. Perchè vi sono operazioni della mente, anche nell'arte della parola, alle quali ci addestriamo con facilità mirabile, come a certi esercizi fisici, che ci riescono alla prima difficilissimi per il solo fatto che non li abbiamo mai tentati.
[201]
IL DIZIONARIO DEI SINONIMI.
Dice Beniamino Franklin che chi insegna a un giovane a farsi la barba da sè gli fa un maggior vantaggio che se gli regalasse mille lire. Ebbene, s'io riuscissi a farti studiare il Dizionario dei sinonimi del Tommaseo, stimerei d'averti regalato un podere: nel regno della letteratura, intendiamoci. Chi studia la lingua lo dovrebbe tener sempre sul tavolino, come un prete il Breviario, per leggerne e rileggerne qualche pagina ogni giorno, e consultarlo a ogni tratto; perchè ad imparare a scrivere e a parlare con proprietà e con esattezza, a dar contorno fermo e netto all'espressione del proprio pensiero e a rendere di questo tutte le flessioni e le sfumature, non c'è lavoro più utile che l'esercitarsi a "discernere le più piccole gradazioni di significato delle parole, a adagiare l'una voce sull'altra, per vedere dove combacino, dove no, dove sia maggiore il rilievo, dove più delicati i contorni, e a trovar parole così sottili e così calzanti che rendano con evidenza le differenze più tenui, senza ingrossarle." Questo lavoro fece mirabilmente su [202] migliaia di vocaboli Niccolò Tommaseo, nel suo Dizionario pieno d'ingegno e di dottrina, d'arte e di vita, altrettanto dilettevole quanto profondo, e riboccante d'ogni maniera d'insegnamenti, non solamente filologici, ma morali, filosofici, estetici: un libro d'oro, al quale è titolo troppo modesto quello di dizionario.
Leggilo, mio giovane amico, e rileggilo a brevi tratti, pensandovi su. Non ti sarà solo un vital nutrimento allo spirito; ma una ginnastica intellettuale che ti farà più forti, più acute, più agili tutte le facoltà della mente. Tu ci troverai espresse mille idee e facce d'idee, sentimenti e modificazioni di sentimenti, e aspetti e proprietà e qualità intime di cose, che ora sono confuse nella tua mente e nel tuo animo, e di cui cerchi invano l'espressione, come inseguendola tentoni nella nebbia. E imparerai a scrutare il significato d'ogni parola come si scruta un'anima; a scoprire sotto ogni idea un'altra idea, ordini interi d'idee; a chiarire, a distinguere, a separare una quantità di concetti e di sentimenti, che sono ora nascosti nella tua mente sotto un solo vocabolo, col quale tu li mescoli e li designi tutti insieme come un mucchio di cose uniformi. E non soltanto quella lettura "ti raddrizzerà l'espressione di molte idee, ma le idee medesime." Imparerai non solo ad esprimere, ma a pensare profondamente, sottilmente, nettamente. Quante parole t'accorgerai d'aver usate finora e udito usare dai più in un significato che non hanno, o che del loro significato vero non è che un'ombra! Di quant'altre parole e frasi che ora ti vengono ogni momento sulla bocca e sotto la penna, moleste come ripetizioni obbligate, e di cui ti [203] riesce molesta la ripetizione anche nei discorsi e negli scritti altrui, t'avvedrai che le ripeti e che tutti le ripetono, non perchè siano inevitabili, ma perchè tu e gli altri le usate ad esprimere gradazioni diverse d'un'idea o d'un sentimento, ciascuna delle quali dovrebb'essere espressa in un'altra forma, e la forma c'è, e nessuno l'adopera! E come di questa benedetta lingua, che tu dici ricca, varia, delicata, potente, più per consuetudine che per coscienza, ti apparirà moltiplicata la ricchezza, più maravigliosa la varietà , più squisita la finezza, ingigantita la potenza!
Certo, ti sarà impossibile ritenere a mente tutte quelle innumerevoli e fini distinzioni fra i significati dei vocaboli; benchè la maggior parte di esse siano spiegate con magistrale chiarezza e illustrate da esempi efficacissimi. Ma il vantaggio massimo che ricaverai da questo studio, non sarà nella tua memoria: lo riconoscerai nel sentimento della lingua raffinato, nella facoltà del discernimento acuita, nella consuetudine che avrai acquistata di cercare e ponderare il significato d'ogni parola prima di buttarla sulla carta, di raffrontare una locuzione con l'altra, di provarne parecchie al tuo pensiero per vestirgli quella che più gli conviene, di diffidare cautamente delle apparenze di sinonimia che di continuo ci si presentano, e da cui ci lasciamo ogni m...
[Pagina successiva]