[Pagina precedente]... anche nel senso di ninnolare, divertir con ninnoli. - PIANGERE. Di un vestito che non si confà a una persona si dice con traslato felicissimo che le PIANGE addosso, perchè fa le grinze d'un viso piangente, e di scarpe tutte rotte: scarpe che PIANGONO a cent'occhi. Dire che ho cercato tante volte il contrapposto di valligiano, colligiano, senza trovarlo, ed eccolo qua: PIANIGIANO: me lo appiccico sulla fronte. PIANTACAROTE.... Ma questa è una parola comunissima, come l'azione che esprime. Ora, ecco una manciata di modi [141] comuni a vari dialetti, di grande efficacia. - PIANTAR spropositi. - PIANTAR uno a un dato posto (in senso canzonatorio). - L'hanno PIANTATO agli arresti. - PIANTARE una ragazza. - PIANTARE un amico lì su due piedi. (Un poeta usò argutamente, in questo senso, la parola Piantagione). - PIANTAR gli occhi in faccia a uno. - PIANTARE il discorso, e andarsene. - PIANTAR casa. - PIARE, degli uccelli che cantano in amore, e PÍO PÍO; e si dice anche PIARE delle castagne e delle patate che mettono: - Non lo vedete che queste castagne PÌANO? - PIENO, una delle tante parole che nel vocabolario hanno il sacco: - PIENO zeppo, pinzo, colmo, gremito - bicchiere PIENO RASO - piatto PIENO a CUPOLA - nel PIENO INVERNO - nel PIENO DELLA NOTTE. - e così PIGLIARE: PIGLIARE a cambio, a chiodo, a calo, e nel senso d'accendersi: - questo lume non PIGLIA - e in altri significati: - vino che PIGLIA d'aceto - pianta che non PIGLIA - mastice che PIGLIA appena.... Ah che miseria! Pensare che io pure, vecchio al mondo, dico quasi sempre queste cose in altri modi tanto meno spicci e meno propri! - PINZO, PINZARE è proprio del morso degl'insetti. - Nota i modi: - Starà poco a piovere. - Piove a paesi (in qua e in là). - PÍPPOLO, che è una piccola escrescenza delle piante in forma di bacca, si dice pure d'un'escrescenza della carne: ho un amico al quale una gallina portò via un píppolo dal naso con una beccata. PÍTTIMA, per persona noiosa, è anche del nostro dialetto. A POCHINI A POCHINI se ne spende tanti, molto più espressivo e garbato che a poco a poco. - POPONE fatto, strafatto. - POPONE per gobba. Mi ricorda il sonetto del Fucini, dove al [142] prete gobbo che dice che l'uomo è fatto a somiglianza di Dio, Neri risponde: - Con quel popone non me l'ha a dir lei. - O sciocco, va' a dare il colore ai poponi.
Amenità del vocabolario.
Da quest'ultimo esempio possiamo prender le mosse a una corsettina allegra, per vedere una quantità di modi proverbiali e di motti e d'esempi lepidi e arguti, che nelle pagine precedenti abbiamo saltato a piè pari. Se leggerai tutto il vocabolario, vedrai che ce n'è a profusione, che alle immagini e ai pensieri tristi vi predominano di gran lunga gli ameni, che il libro della lingua, insomma, è generalmente un libro gaio, gran motteggiatore e burlone; e nei suoi motti non troverai soltanto fiori e vezzi di lingua faceta, ma anche molte sagge sentenze e verità utili e sani consigli. Rifacciamoci un po' indietro, e spigoliamo alla lesta, senza tralasciarvi certi modi un po' volgari, ma efficacissimi, che è bene conoscere, benchè non sia bene adoperarli.
- Fàtti in là, disse la padella al paiolo. - Non si può esprimere più argutamente il concetto d'una persona di cattiva reputazione che ostenta timore d'insudiciarsi nella compagnia d'un'altra della stessa tacca. - Sei come la padella, che tinge e scotta. - C'è da rivomitar le palle degli occhi, a mangiar certe bazzoffie delle trattorie. - Ti s'ha a portare il panchetto? A chi non finisce di chiacchierare per la strada. A Parigi, quando due comari stanno a chiacchiera un pezzo davanti a una bottega, esce il bottegaio [143] con due seggiole, dicendo: - Ces dames seront peut-être mieux sur des chaises. - Aver della pappa frullata nel cervello, essere un baggeo. Di una cosa nauseante: - Fa venir su la prima pappa. - Soffiar nella pappa, fare la spia. - Da pappardelle (certe lasagne): il condotto delle pappardelle, la gola. - Pappa tu che pappo io (comune, credo, a tutti i dialetti), alludendo a due persone che mangiano d'accordo in un affare. - Eh, non mi pappar vivo! A chi risponde arrogante. - Aspetto che passi la mia, diceva quell'ubbriaco che si vedeva girar intorno le case e non riusciva a trovar la sua porta. - Far passare il vino da Santa Chiara, degli osti che lo annacquano. - Nella sua testa c'è andato a covare un passerotto, di persona senza senno. - Il SE, il MA, il FORSE, è il patrimonio dei minchioni. - Dottor Pausania, a persona che parla con molte pause e con prosopopea. Di una persona magra: - gli si sentono i paternostri nella schiena: - da paternostri, le pallottoline maggiori della corona del Rosario, alle quali somigliano i nodi della spina dorsale. A chi fa il superbo perchè è arricchito, per ricordargli il tempo quand'era povero: - Ti ricordi quando con una pedata ti rifacevi il letto? ossia, quando dormivi sulla paglia. - Il caldo dei lenzuoli non fa bollir la pentola (anche dialettale), la poltroneria non è guadagno. - Pare una pentola di fagioli (si sottintende "in bollore") di persona catarrosa. - Dio ti benedica con una pertica verde. - Pillole di gallina (le ova) e sciroppo di cantina aiutano a star sani. - Di persona segreta: - Più chiuso delle pine verdi. - Tu fai piovere! A chi parla con affettazione o canta male. - [144] E ponza e ponza e ponza, venne fuori la Monaca di Monza, fu detto del Rosini, che con quel romanzo credeva d'aver ammazzato I Promessi Sposi; e si dice di chi fa un grande sforzo, che poi non dà degno frutto. - E udendo un suono di quel vento che esce dallo stomaco: - Al tempo dei porci erano sospiri. - Proserpina, di donna scarruffata. Vatti a pettinare, che con codesti ciuffi mi pari una Proserpina (la figlia di Giove e di Cerere, rapita da Pluto). - Non esce mai dal bagno: o che ci sta in purgo? Dal mettere una cosa in purgo, o in molle, perchè prenda o perda certe qualità. - È meglio puzzar di porco che di povero, dicono i poveri che si vedon malmenati. Vespasiano a Tito, che gli chiedeva come mai avesse messo un'imposta sull'orina, mise una moneta sotto il naso, e domandò: - Puzza questa?
Ultima verba.
POLIARCHÍA. Tu capisci la mia strizzatina d'occhio: questa è una di quelle tali parole che è convenuto che tutti intendano, e di cui non è prudente domandare la spiegazione, in presenza d'altri, a una persona che si rispetta. - POLPETTA, tu saprai per prova che cosa significhi in traslato: sgridata. Bello il verbo PORGERE nel senso di suggerire: - Fa' quello che la natura ti porge. - Dice il popolo, in Toscana: - Un animo mi PORGE, il cuore mi PORGEVA di fare una data cosa. POSARE. Nota bene. Noi diciamo troppo spesso deporre, che è ricercato, per posare il cappello sopra una seggiola o il candeliere sul tavolo o altro simile; io intesi anche gridare a un cane: - Deponi quell'osso, come nelle tragedie si dice a un re: - Deponi quel serto. Corbezzoli! - Positivo. Si dice famigliarmente di positivo per sicuramente, senza dubbio. A primavera c'è la guerra DI POSITIVO. - Posteggiare, far la posta, non si dice soltanto d'un animale alla caccia, ma anche d'una persona: L'ho POSTEGGIATO un pezzo all'angolo di via Garibaldi, dove passa ogni giorno; ma non comparve. - Si dice che PUÒ il sole, il vento in un luogo, per dire che ci batte forte, ed è un modo tanto efficace quanto lesto. Eccoci a PRATICA. E qui ammonisco me stesso: - Si ricordi bene, signor E. D., che si dice far LE PRATICHE da avvocato, e non la pratica, come dice lei, e far pratiche, non le pratiche, per far quello che occorre a riuscire in un intento. E tu pure, figliuolo, a proposito di PRECIPIZIO, avverti, discorrendo, di non PRECIPITAR le parole, le sillabe, il racconto, che è un vezzo per cui si dice un PRECIPIZIO di spropositi; e già fanno tutto male gli uomini PRECIPITOSI; e non te la PRENDERE (è un modo anche dialettale) se t'ammonisco con tanta franchezza. Su PRESA tiriamo via, perchè tu capisci che cosa significa negli esempi: un muro che non ha fatto ancora PRESA, una colla, una pasta che non fa PRESA. Ma facciamo alto a PRESTIGIO, che il vocabolario definisce: influenza, forza abbagliante, ma di cui si fa ora un abuso ridicolo, adoperandolo nel significato più ristretto di stima e d'autorità, e anche di serietà solamente, tanto che tutti credono d'aver del prestigio da perdere, e io intesi dire persino d'un cane da guardia, che aveva perduto ogni prestigio in una fattoria, per averci lasciato entrare [146] i ladri di notte. - Grazioso il verbo PROSPERARE in senso transitivo: - Il Signore vi PROSPERI! - PUGNO, ribeccarsi un pugno, mescere fior di pugni. Sentii dire in Toscana: - Quattro pugni bene scolpiti, che è proprio uno scolpire l'idea. - Mi piace PUNTARE nel senso di fissare con insistenza una persona: La smetta, giovanotto, di PUNTAR quella ragazza; e anche riflessivo, per ostinarsi: - Se si PUNTA, non ottieni nulla. - Ed ecco alla parola PUNTO un mazzo di modi da ricordarsi: - Far punto e da capo, stare a punto e virgola, ci sono i punti e le virgole (in uno scritto perfetto), capitare in brutto punto, prendere in buon punto (nel momento buono), se s'affatica punto punto s'ammala, non è ancora in punto (all'ordine). Per primo punto ti dirò.... - PURE DI, in senso ellittico. PUR di campare, fa di tutto: esprime il concetto con assai più forza che per campare, dicendo l'amor della vita anche più forte del sentimento della dignità e della rettitudine. PUZZARE, PUZZACCHIARE. - Passa di qui a naso ritto: par che si PUZZI tutti! - Il pesce PUZZA DAL CAPO. - Azioni che PUZZAN di ladro. Diciamo anche noi nel dialetto che una cosa non pagata, ma presa a credito, puzza d'inchiostro, e d'una cosa che si ritrova o si riceve inaspettatamente, e che ci fa comodo: - Un pastrano a questi freddi? Non puzza. - Nota che noi usiamo quasi sempre, in vece di PUZZO, puzza, che è del linguaggio letterario. - Un puzzo che assaetta, un puzzo che si schianta, che si scoppia. - Di questo puzzo non ce n'ho mai avuto in casa mia: s'intende di questi peccati, di queste cattive azioni. E per rumore, putiferio: - Per un nulla non importava far tanto puzzo! [147] - E ancora vari nomi di cose, d'uso raro fra noi, ma che è bene aggiungere al nostro vocabolario manchevole: - POSATURA, quella che lascia l'acqua nella boccia, e che noi diciamo fondo, che è proprio del caffè, com'è del vino e dell'aceto fondigliólo. - PRODA del campo, del tavolino, del letto, del muro, del fosso, che noi diciamo malamente orlo. - PULCESECCA, sinonimo faceto di strizzatura o pizzicotto, o anche il segno che ne rimane. - Mi son fatto una pulcesecca con la fibbia, e in un sonetto del Fucini: e giù na pulcesecca 'n tel nodello. - PULCIAIO, un luogo pieno di pulci o sudicio. - Son capitato in un pulciaio di locanda! - PULCINAIO, un luogo pieno di pulcini. - PULISCISCARPE e PULISCIPIEDI, che si mette all'entrata delle case, e che si chiama Raschino se è di ferro. - PULSANTINO, la mollettina degli orologi, che serve, calcandola e girando il gambo, a rimetter l'ore. - PUNZONE, forte colpo dato con le nocche o con la mano puntata. Gli diede un punzone nel petto che lo mandò con le gambe levate. - E questo è l'ultimo vocabolo della processione del P, che se finisce poco bellamente con due scarpe per aria, non è mia colpa.
Per finire.
Credo di non averti seccato. Non ti saresti seccato neppure, credo, s'io non avessi fatto molte omissioni per abbreviarti il cammino. Ho detto molte, ma sono moltissime, e in special modo di nomi storici, di termini architettonici, matematici, filosofici, chimici, nautici; ai quali forse, leggendo in luogo mio, tu ti saresti arrestato. [148] Anche ho trascurato un monte di vocaboli con cui ti sarebbe passata dinanzi una varietà grande d'animali rari, di minerali, d'erbe, di fiori, d'alberi, di frutti, di medicinali, d'alimenti, d'abitazioni e di paesaggi, e d'armi e di macchine d'offesa e di difesa antiche e moderne, e di vestimenta e di costumanze e di giochi e di feste dell'età passate e del tempo presente, che ...
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