[Pagina precedente]...ri libri, a tante cose e così diverse in così breve tratto di lettura? E quante n'ho tralasciate! Ma
Rimettiamoci in cammino.
PANACÈA. Tu non sei di quelli che pronunziano panácea, non è vero? Non t'aver per male della domanda: non di rado io sento dire stentoréo per stentóreo, e qualche volta anche Satìro per Sátiro, santissimi numi! E come sono efficaci le maniere: - LEVAR DI PAN DURO -, per mangiar molto, non lasciar che il pane diventi duro in casa; - MANGIARE IL PAN PENTITO - FINIR DI MANGIAR PANE, per morire, e - PAN DI RICATTO - che si dice quando uno rifà agli altri quello che hanno fatto a lui. E RIMBRONTOLARE IL PANE a uno non è più espressivo di rimproverare e rinfacciare? E com'è ben significato e quasi effigiato l'ipocrita untuoso in BOCCA PARI, poichè FAR LA BOCCA PARI vuol dire accomodar la bocca per ipocrisia! Un'altra parola, PARI, che non s'usa quasi punto fuor di Toscana, benchè serva a dire molte cose che non si possono dire altrimenti che meno bene, o con più parole, ciò che in fondo è il medesimo. Per esempio, come diresti tu in altre parole: camminar pari pari o portar una cosa pari pari, perchè non si spanda l'acqua che v'è dentro?
PARARE. È una di quelle tante parole comuni alla lingua e al dialetto, le quali noi non usiamo in certe forme perchè, essendo queste anche dialettali, non le crediamo forme italiane. Di' la verità : oseresti dire che una stanza è buia perchè c'è la casa di faccia che PARA? PARA, senz'altro, sottintendendosi il sole, la luce? E dire: - [134] Escimi davanti che mi PARI? E: un pastrano che PARA il freddo? E a un bambino, offerendogli qualche cosa: PARA bocca? PARA mano? PARA il grembiule? PARA il sacco? - No. Vedi, dunque. Ma di queste parole e locuzioni dialettali e italiane ne abbiamo già trovate parecchie nelle pagine antecedenti, e ne troveremo di più in seguito. - TIRAR LA PAGA, per riscuoterla. - Essere una cattiva paga, un cattivo pagatore. - PAGHEREI che tu provassi il gusto che c'è a far questi lavori - Non PAPPARE d'una cosa, non intendersene - Non aver PAURA, non temere il confronto. - PELAR gli uccelli, le castagne, PELARSI una mano con un ferro rovente. - Farsi PELARE, per farsi tagliare i capelli. - PRENDERE di qui, di là , da questa parte, da questa strada, per avviarsi. - PIGLIARSI, per isposarsi. Pare che que' due si PIGLINO. - Lo so DA PER ME, viene DA PER SÉ. - PILUCCARE uno (plucchè, piemontese) per pigliargli i denari. - È un PIGLIA PIGLIA (ciapa, ciapa). - E PAPPINO, PASTONE, PATAFFIONE, PATATUCCO, PIOTA, QUEI POCHI, per servo d'ospedale, pasto per le galline, uomo grossolano, uomo stupido e bizzarro, pianta di piede grosso, quattrini. Vedi di quanti vani scrupoli e paure ti puoi liberare leggendo il vocabolario.
Conosci i modi: PARLARE con le seste, PARLUCCHIARE sul conto altrui, PASSAR PAROLA a qualcuno d'un affare, aver PASSATO con alcuno POCHE PAROLE, entrar in parole, pigliarsi a parole? - Provati a trovare un altro modo che equivalga appunto quest'ultimo, e vedi se PARTICOLARE, nella frase: - Tu sei PARTICOLARE, veh! - da noi non mai usato, non dice qualche cosa di [135] più di curioso e qualche cosa di meno d'originale o strano, che qualche volta sarebbe troppo. E diciamo mai pascolare in senso attivo, come nell'esempio: - Andò a PASCOLARE le pecore -? PASSATELLA, di donna avanzata in età , è uno di quei modi riguardosi, da registrarsi nel Galateo della lingua, i quali possono attenuare, in certi casi, il risentimento d'una signora rispettabile. E nota pure, perchè ti può occorrere: - tirare una PASSATELLA, che è mandar la boccia in modo che tocchi quella dell'avversario per rimoverla. - CANTARE A PAURA, che bel modo di dir: cantare per ingannar la paura! E PENCOLARE nel senso di esser dubbio tra il sì e il no? Ricordo un ragazzetto fiorentino che mi disse: - Io volevo che mi lasciassero andar solo a vedere il serraglio: la mamma pencolava, pencolava.... - Nota (e noto anch'io, perchè son parole che imparo con te): - PECETTA, per seccatore (bellissimo): Levami questa PECETTA di torno. - PASTRANAIO, chi alla porta d'un teatro o altro prende e conserva i pastrani. - PATACCONE, un orologio grosso e vecchio. - PATATE (volgarmente) i calli. - PECORELLE, la schiuma dei cavalloni. - PEDINARE, il correre per terra degli uccelli....
In confessionale.
Qui apro una parentesi, che già volevo aprire alla parola Paleografia, poi a Paleolitico, a Paleontologia, a Palingenesi, a Palinsesto, a Paralipomeni, e che dovrei poi aprire a Pirronismo o a Prammatica e ad altri vocaboli, se non lo facessi in questo punto. Zitto! Non ti domando [136] se di tutti quei vocaboli sai il significato: ti tratto da uomo. Quelle ed altre molte appartengono a una famiglia di parole che si potrebbero chiamare: della scienza sottintesa: parole che si senton dire sovente nelle conversazioni della gente colta o mezzo colta, e che spessissimo si leggono nei giornali; le quali molti non sanno o sanno soltanto per nebbia che cosa significhino, e sarebbero impacciatissimi a dirlo; ma fingono di capirle, perchè hanno coscienza che è alquanto vergognoso il non conoscerne il significato. Fra quanti bravi signori, se fossero sinceri, seguirebbe la scena di quei due giurati del Fucini, i quali, di parola in parola, finiscono col dichiararsi a vicenda di non sapere che cosa voglia dir recidiva, che credevano un delitto snaturato! Ebbene, questo è uno dei tanti vantaggi della lettura del Vocabolario: che tutti, scorrendo le sue pagine, possiamo colmare una quantità di piccole lacune della nostra cultura, le quali non confesseremmo neppure a un amico, aggiustare i conti della nostra coscienza letteraria, di nascosto, senza dover arrossire, come con un maestro fidato, che s'interroga a quattr'occhi, e che dà le risposte nell'orecchio, e non risponde soltanto alle nostre domande, ma ci svela pure molte nostre ignoranze inconsapevoli, e vi ripara ad un tempo. Cito fra le tante che ci passeranno sott'occhio una sola parola: preconizzare, che quasi tutti sanno, ma che moltissimi non intendono nel suo significato vero, poichè cento volte io l'intesi usare nel senso di presagire, dove significa propriamente: proclamare l'elezione d'un vescovo, e quindi, per traslato, proclamare che che sia. Il Giordani [137] preconizzò all'Italia l'ingegno del Leopardi. E si sente dire: - Io preconizzai la pioggia fin da ieri! - E a proposito di pioggia: una PASSATA D'ACQUA, una PASSATINA, per piccola pioggia, e che passa presto, come dice bene la cosa!
Da "Pencolone" a "Piaccicone".
Credo che avrò detto cento volte uno che pencola o pende camminando, e non dissi nè scrissi mai: PENCOLONE, che m'avrebbe fatto risparmiare parecchie parole. Notiamolo per ragione d'economia. - L'albero cade dalla parte che pende. I timorati della grammatica direbbero: dalla parte da cui o dalla quale pende; ma è un modo che stride come un paletto arrugginito. PENNA. Qui c'è un grappolo di modi che ti possono occorrere ogni momento: PENNA CHE FA, CHE INTACCA, SCRIVE CORRENTE, FA GROSSO, SOTTILE, STRIDE, SCHIZZA, LASCIA (non finisce il tratto), SBAVA. - PENNATA, quanto inchiostro prende in una volta la penna. - PENSIERO. Nota la locuzione: HO FATTO PENSIERO di ritirarmi: è più che ho pensato e meno che ho fatto proposito. - PENSUCCHIARE, pensare meschinamente. Questo scrittore non pensa, ma pensucchia. - PENTOLINO. È bello il modo: TORNARE AL PENTOLINO, per tornare alla sobrietà , alla vita parsimoniosa di casa, dopo aver scialato. To': c'è anche un modo per dir l'atto di riunire i cinque polpastrelli della mano. FA' PEPINO, se ti riesce, si dice a chi ha le mani aggranchiate dal freddo. E giusto, mostrami la mano: questa pellicola staccata dalla carne vicino all'unghia si chiama PEPITA. Tágliatela, e osserva l'uso del per nei modi seguenti, che [138] per noi sono insoliti: - Si volsero PER ponente - Assalirono il nemico PER fianco - PER bambino, ha molto giudizio. - PER gobbo, dicono in Toscana, è fatto bene - Levò quel ragazzo DI PER le strade - Dare una cosa PER DI. Gli hanno dato questo quadro PER DI Raffaello. - E l'uso del PERCHÈ in quest'altro esempio: - La cagione PERCHÈ io lo cacciai di casa - più svelto che per la quale. PERDOVE. Volle sapere il perchè, il percome e IL PERDOVE. - Vedi com'è graziosa la parola PERSONALINO per figura: - Quella ragazza ha un bel PERSONALINO -, e com'è espressivo il costrutto: - I facchini la mancia la pesano -; il quale tu usi ogni momento nel dialetto, e non l'useresti in italiano, pensando che sia un errore l'oggetto doppio: corbellerie! PESTARE uno di nerbate, un modo vigoroso. PESUCCHIARE, per pesare abbastanza. Questo bambino non pare; ma PESUCCHIA. PETTATA, salita piuttosto forte: fare una pettata. - PETTEGOLATA, azione da pettegoli; bada: non pettegolezzo. PRENDERE PER IL PETTO uno, fargli violenza. Un piacere lo fo; ma non voglio esser PRESO PER IL PETTO. - PIACCICHICCIO. Con questo PIACCICHICCIO di fango, non si cammina. - PIACCICONE, PIACCICONA, chi fa le cose lentamente. - PIPA, per naso grosso.... altrimenti Nappa, che è la napia del nostro dialetto....
A proposito di Piaccicone, è da notarsi il gran numero di parole comprese nella sola lettera P, le quali definiscono il carattere, l'aspetto, il modo di moversi e d'operare d'una persona; tutte occorrenti spessissimo, in special modo nel linguaggio parlato. Per esempio: - Quel PALLIDONE d'Eugenio. - Se tu dici invece: quella faccia [139] pallida, non fai capir così bene che Eugenio è pallido sempre, naturalmente. - PANCETTA, chi ha la pancia grossa. Maestro Pancetta; scherzoso, ma non impertinente. - PAPPATACI, chi soffre, mangia e tace. - PEPINO, è un PEPINO, di ragazzo o donna arguta e frizzante. - PETECCHIA, uomo spilorcio. - PIDOCCHIO riunto, rivestito, rifatto, rilevato, ignorante arricchito e superbo. - PISPOLETTA, PISPOLINO (da pispola, uccello cantatore), donnetta vezzosa, o ragazzo o bambino piacente. E ne tralascio molte altre, che vedremo un'altra volta, per finir con Puzzone, persona che puzza, e anche persona superba. - Tìrati in là , puzzone, che mi mozzi il fiato. - Che si crede d'essere quella puzzona? - E poichè si parla di puzzo, nota, com'è detto bene di persona senza sentimenti e senza idee: - SENZA PUZZI E SENZA ODORI -; che si potrebbe riferire anche a scrittori e a libri corretti, ma vuoti e freddi, che lasciano nel lettore.... il tempo che trovano. E ora, per riprender fiato, un'altra occhiata alla
Lanterna magica.
Quante cose, oltre la lingua, in quest'altro breve tratto che abbiamo percorso, e in altre poche pagine che possiamo precorrere con lo sguardo! Armati ad ogni passo: Pentacontarchi, Peltasti, Petardieri, Pretoriani; magistrati romani, con la pretesta strisciata di porpora, plaudenti ai gladiatori dal Podio; e poeti e re e numi e genti d'ogni età e d'ogni latitudine, dai Pelasgi ai Lapponi.... che fabbricano pane con la corteccia del PIN DI RUSSIA. E che strana processione, Pilade, Pilato, Pindaro, Plinio, re Pipino, Petrarca, [140] Platone, Plutone! Abbiamo visto Pegaso trasvolare nelle nubi, passare il pétaso alato di Mercurio, Psiche spiar le forme dell'amante incognito, Ulisse sterminare i Proci, Teseo giustiziare Procuste, Pirra far degli uomini coi sassi, Progne cangiarsi in rondine e Proteo in cento forme, e Perillo fabbricare l'orrendo bue ciciliano, rogo e tomba di bronzo di corpi vivi. Abbiamo visto fender l'acque le piroghe degl'Indiani, scorrer sull'Egeo la nave capitana del Morosini il Peloponnesiaco, errar sul Ponte Eusino l'ombra d'Ovidio; e Aristotele passeggiare nel Peripato e la procuratessa Grimani in piazza San Marco; e meditar sulla pila Alessandro Volta, e fuggire dalle Tuileries la testa a pera di Luigi Filippo; e lontano, verdeggiar nell'azzurro i giardini pensili di Babilonia e la vetta del monte Pimpla, sacro alle Muse. Che fantasmagoria, per gli Dei Penati!
Cento pagine di corsa.
Di corsa, perchè è ancora lunga la strada, e tu la rifarai da te a più bell'agio. PIAGGELLARE, lodare, dar dell'unto, più discreto di piaggiare, e...
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