[Pagina precedente]... in faccia come si guarda una persona sconosciuta che ci si presenti, fare un atto della volontà per ritenerla, metterci sopra, per così [92] dire, il suggello del nostro pensiero. Se, leggendo o ascoltando, avessimo fatto questo, non dico sempre, ma soltanto una volta su cinque, anche senza ricorrer mai alla penna, avremmo tutti nella memoria molte centinaia di vocaboli di più di quelli che possediamo.
Poi: ogni volta che discorrendo ci manca una parola per designare una data cosa, prender nota nella nostra memoria di quella mancanza, e ripararvi quanto prima ci è possibile, cercando quella parola. Ogni volta che ci cà pita alle mani o ci si presenta in qualunque modo un oggetto usuale od insolito, domandare a noi stessi, non solo se lo sapremmo nominare a chi non lo conoscesse, ma se glielo sapremmo descrivere nominando le sue varie parti, e, non sapendo, cercare il nome delle sue varie parti, per metterci in grado di descriverlo. Ogni volta che troviamo in un libro una parola nuova, della quale non comprendiamo il significato, non cercarla immediatamente nel vocabolario, chè, trovata così subito senza fatica, non ci rimane impressa; ma pensarci un po', cercare d'intenderla da noi stessi, segnarla nella nostra mente con un punto interrogativo; al quale essa rimarrà poi attaccata come a un gancio quando sapremo che cosa significa, perchè non si dimenticano mai le parole nuove sulle quali s'è esercitata la curiosità , e di cui c'è costato qualche sforzo l'apprendere il senso.
Ma questo non basta. Tu, che sei sulla via degli studi, devi fare questo studio in forma ordinata e metodica.
Proponiti, da principio, d'imparare i nomi di tutte le cose che t'occorre ogni giorno di vedere, [93] toccare, adoperare. Prendi uno di quei Prontuari dove son registrati tutti i nomi degli oggetti d'uso domestico, con la descrizione di ciascun oggetto, la quale comprende i nomi d'ogni sua parte. Comincia dalla roba che porti addosso, per poi passare alle cose che hai sempre tra mano, ai mobili della tua camera, alla mensa, allo scrittoio, agli arredi e utensili di tutta la casa, alle varie parti della casa stessa. Va' innanzi con ordine, a poco a poco, fissandoti d'imparare ogni giorno un certo numero di nomi. Non ti costerà alcuno sforzo il ritenerli, avendo sempre sott'occhio le cose a cui si riferiscono, e a ritenerli t'aiuterà il dirli spesso a voce alta, con pronunzia netta. Passerai poi dalla casa al cortile, al giardino, a tutti gli annessi e connessi della casa, e poi alle varie parti della città e ai luoghi e ai servizi pubblici, e alle arti e ai mestieri più comuni. E non considerar neppure come uno studio quest'occupazione; fattene uno svago dello spirito. E ogni volta che te ne sentirai un po' svogliato, pensa che ciascuna delle parole che ti si stamperà stabilmente nella memoria ti risparmierà mille volte, nel corso della vita, un'incertezza, un impaccio, una piccola vergogna; che mille volte la cognizione di una data parola ti toglierà , nel parlare e nello scrivere, un intoppo, il quale romperebbe il corso del tuo pensiero e la foga del tuo discorso; che ogni vocabolo che s'impara, anche se paia superfluo, è come uno di quegli utensili da nulla, dei quali non s'ha bisogno quasi mai, ma che una o due volte in molt'anni son necessari, e se non si ritrovano, non si sa che pesci pigliare.
E poi vedrai che anche questo studio, che ora [94] ti par materiale, ti darà sodisfazioni che non t'aspetti. Quando il tuo corredo di vocaboli sarà già considerevole, t'accorgerai che ogni nuova parola ti rimarrà impressa assai più facilmente che per il passato, perchè in quel particolare esercizio ti si sarà fortificata e fatta tenace la memoria mirabilmente. Riconoscerai, quando potrai nominare molte cose e particolari di cose di cui prima non sapevi il nome, di quanti giri di parole, di quante definizioni e descrizioni e lungaggini, che prima non potevi scansare, potrai far di meno parlando, e che nuovo sentimento di libertà e di sicurezza avrai nel parlare, non essendo più impensierito di continuo dal timore d'inciampare nell'impedimento d'una cosa comunissima, che tu debba nominare e non sappia, o nella necessità di fare una svoltata col discorso per non averla da nominare. E vedrai quante volte, dopo che ti ci sarai avvezzato per proposito, ti sarà un passatempo piacevole, trovandoti ad aspettare in qualche luogo, come un'officina o una bottega o una sala, rifar nella tua mente la nomenclatura di tutte le cose che avrai dintorno; e come ti divertirai a osservare gli artifizi curiosi coi quali la gente s'ingegna, nella conversazione italiana, di nascondere la propria ignoranza dei vocaboli più necessari, e di farsi in qualche modo capire; e che piacere sarà per te in molti casi il levar d'impaccio chi parla, anche persone d'età maggiore e di cultura superiore alla tua, porgendo loro gli spiccioli per le minute spese del discorso.
Mettiti dunque a questo studio, non con l'impazienza di chi ha uno scopo immediato; ma [95] tranquillamente, adagio adagio, nei tuoi ritagli di tempo, contentandoti di poco ogni giorno, e rimarrai maravigliato ben presto della quantità di materiale linguistico, che senza fatica, quasi senz'avvedertene, ti troverai accumulato nella memoria.
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DIVERSI MODI DI STUDIAR LA LINGUA.
Suppongo ora che tu mi domandi in qual modo dovrai proseguire, allargando il campo dello studio, dopo aver fatto la preparazione che accennai riguardo ai vocaboli.
Darò alla tua domanda cinque risposte, le quali mi furon date (quattro per iscritto e una a voce) da cinque studiosi, che interrogai per conto tuo.
L'aristocratico.
Io non sono un registratore nè un magazziniere della lingua. Non mi servii mai della penna per questo studio. Lessi e leggo gli scrittori migliori di tutti i secoli con la matita alla mano, sottolineo ogni parola e ogni locuzione che mi riesca nuova, e mi paia efficace, e usabile anche da uno scrittore del tempo presente, e cerco d'imprimerla nella memoria insieme con la frase o col periodo a cui appartiene, e, più che altro, con l'idea ch'essa esprime o concorre ad esprimere. Non volli mai trascrivere a parte frasi, locuzioni o parole perchè, se si metton sulla [97] carta, non si fa più sforzo della memoria per ritenerle, sapendo che si rileggeranno poi; e anche perchè, quando si hanno di queste raccolte, facilmente si cede alla tentazione d'andarvi a far provvista prima di mettersi a scrivere, onde avviene che nello scritto si scopra la mano del raccoglitore; e per quest'altra ragione, finalmente, che i modi registrati così solitari, quando poi s'è dimenticato il posto che occupavano, la serie d'idee a cui eran legati, il significato e il valore che ricavavano dal contesto, s'adoperano spesso in un senso che non è quello per l'appunto che avevano dove li abbiamo trovati. Dunque, sottolineo soltanto, e questo mi basta a riparare poi alle dimenticanze. Tutti i miei libri son pieni di sottolineature. Quando, dopo un pezzo, ne riapro uno, scorrendolo con l'occhio solamente, vi ritrovo in pochissimo tempo tutto quanto v'è di meglio in materia di lingua, e con la memoria delle voci e delle frasi mi ravvivo quella dei pensieri, la quale corregge alla sua volta, se mi s'è alterato nella mente, il concetto del significato e del valore d'ogni frase e d'ogni voce. Così le mie note linguistiche sono sparse in centinaia di volumi, e questa, a mio giudizio, è la maniera più intellettuale di studiar la lingua. Per me un periodo è come un viso umano: certi studiosi della lingua ne staccano un occhio, un orecchio, il naso, il mento, e li conservano a parte: io mi stampo nella mente tutto il viso; voglio dire che affido la memoria della parola a quella dell'idea. Aggiungo che quest'uso di sottolineare i libri me ne rende particolarmente piacevole e utile la seconda lettura, perchè, ritrovandovi segnate tutte le mie prime [98] impressioni, dalle quali spesso riescon diverse le seconde, mi vien fatto di cercare le ragioni delle diversità , che derivano o da un diverso stato dell'animo, o da nuove cognizioni acquisite, o da gusti mutati, e quest'operazione mentale ha per effetto d'imprimermi più profondamente nella memoria le parole e le frasi. E non è da credere che riesca poi troppo difficile il ritrovare, per chiarirsi d'un dubbio, una data parola o locuzione in quel mare di segni, perchè quest'uso di sottolineare fortifica ed estende straordinariamente la facoltà della memoria locale; tanto che di moltissime di quelle si ricorda fino il punto della pagina dove restano e il tratto particolare della matita con cui si sono segnate. Io ho dinanzi agli occhi della mente centinaia di frasi e di vocaboli sottolineati in centinaia di pagine, in cima, in fondo, nel mezzo, da un lato e dall'altro, chiari e netti per effetto della sottolineatura come se fossero in caratteri rilevati. Il mio dizionario, il mio frasario è la mia biblioteca. I miei fiori di lingua non sono stretti in mazzi, ordinati in tepidari, affollati in aiuole; ma sparsi sur un vastissimo spazio, piantati nella terra dove nacquero, olezzanti all'aria aperta e viva; e le corse che ho da fare col pensiero per rivederli mi fanno bene alla salute dello spirito, mi accrescono le forze e l'agilità della mente. Per mantenermi nel possesso del mio materiale linguistico mi debbo rimettere ogni tanto in conversazione diretta coi grandi maestri da cui lo presi, e questo mi dà occasione e modo di raccogliere dalla loro bocca nuovi tesori. Ecco il modo di studiar la lingua, ch'io consiglierei ai giovani. Non empite dei quaderni di note, chè [99] v'avvezzate a pescar la parola per la parola, la frase per la frase. Non serve avere in mente una locuzione se non è legata a un pensiero, e se il pensiero vi resta, vi resterà quella con esso, senza bisogno di metterla a sedere sulla carta, di dove non accorrerà più pronta al vostro bisogno, e dovrete andarla a prendere e tirar fuori a forza. Trattate la lingua da gran signori, non da pitocchi. Ospitatela nel grande palazzo della vostra memoria; non la soffocate nei ripostigli oscuri degli scartabelli. La lingua è pensiero, è sentimento, è bellezza; cercate nei grandi scrittori queste tre cose; pensate, commovetevi, dilettatevi, e imparerete la lingua; essa vi deve entrare nella mente e nell'animo a raggi d'idee, a ondate d'affetto, a scosse d'ammirazione. E il modo ch'io consiglio è anche il solo che non stanchi mai; chè, anzi, tanto più riesce gradevole e profittevole quanto più, andando innanzi con gli anni, s'impara a pensare, e il leggere con la matita alla mano diventa un abito che non si può più smettere; dovechè la pazienza di raccogliere, trascrivere e rileggere delle note morte, facilmente si perde, tanto più quanto si fa più vivo e acuto il pensiero. Il mio è uno studio, un modo da pensatore e da artista; l'altro è una fatica, come direbbe il Carducci, da spazzaturai di parole. Nello studio della lingua sono aristocratico.
Il classificatore.
Io sono nello studio della lingua, come in ogni altra cosa, un uomo d'ordine, e in questo vo fino alla pedanteria. Fin da quando principiai, mi persuasi che il metodo migliore di studiare [100] era quello di raccogliere con la penna e di disporre nella mia raccolta il materiale della lingua come si dispongono i libri nelle biblioteche, per ordine di materie. Mi fissai prima una serie di titoli, sotto i quali potessi raggruppare tutte le voci e locuzioni che venivo notando negli scrittori man mano che procedevo nelle mie letture. Presi tanti quaderni, scrissi sopra ciascuno uno dei titoli, e sotto ciascun titolo feci una seconda serie di divisioni. Per esempio, nel quaderno Natura: - Cielo, mare, fenomeni meteorologici, vegetazione, ecc. -; nel quaderno Passioni: - amore, gioia, ira, odio, e via discorrendo. Un quaderno per i ritratti fisici, uno per i ritratti morali, uno per il movimento (sia d'esseri viventi, sia di cose inanimate), uno per il vestire, per il mangiare, per il parlare, per le arti belle, per la critica letteraria, per il lingu...
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